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stati generali della bici e della mobilità nuova

Il 5 e 6 ottobre a Reggio Emilia si sono tenuti gli Stati Generali della Bicicletta e della mobilità nuova.

eccone le conclusioni.

qui tutto il resto.

……..intanto Savona continua a tacere!

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#Salvaiciclisti : petizione popolare per limite 30 km/h in tutte le aree residenziali d’Italia

2.556 ciclisti e 7.625 pedoni uccisi sulle strade italiane è il tragico bollettino degli ultimi 10 anni di quella che sempre più somiglia ad una guerra.

Per porvi freno, il movimento #salvaiciclisti ha oggi lanciato una petizione on line  indirizzata ai presidenti di Camera e Senato,  al presidente della Commissione Trasporti alla Camera, Mario Valducci e, per conoscenza, ad altri parlamentari ed esponenti del panorama politico italiano per chiedere la riduzione dei limiti di velocità massima all’interno delle aree residenziali a 30 km/h ad eccezione delle arterie a scorrimento veloce.

“30 km/h significa offrire l’opportunità a chi conduce dei veicoli motorizzati di reagire prontamente ed evitare gli impatti che si possono verificare in strada: bambini che giocano, pedoni , ciclisti o anche animali che attraversano all’improvviso.”si legge sul sito del movimento che si batte per una mobilità  che rimetta al centro le persone.

La richiesta dei 30 km/h è uno dei punti fondanti del manifesto di #salvaiciclisti e dell’iniziativa “Caro Sindaco” che lo scorso febbraio generarono grande dibattito sui social media e portarono 63 senatori e i sindaci di oltre 100 città ad aderire alle richieste del movimento.

Oltre all’annuncio del lancio della petizione, sul sito del movimento è stata anche inserita una presentazione che include un sunto della letteratura scientifica disponibile, delle esperienze provenienti nel resto del mondo e una confutazione punto per punto dei soliti pregiudizi che solitamente circondano la mitigazione del traffico.

Sfogliandola si ha la possibilità di scoprire che ogni morto sulle strade costa mediamente alla società oltre 1,3 milioni di euro e che, riducendo la velocità a 30 km/h, oltre a dimezzare il numero di morti e feriti in città, sarebbe agevolato anche lo sviluppo dei bambini, ormai impossibilitati a vivere la strada. Per contro, i tempi di percorrenza media per gli automobilisti aumenterebbero di appena il 3%.

“Uno degli obiettivi – fanno sapere dal movimento –  è instaurare un dibattito sano e scevro da pregiudizi infondati riguardo al tema della sicurezza sulle nostre strade anche in vista della Settimana Europea della Mobilità che si terrà dal 16 al 22 settembre”

La petizione lanciata dal movimento #salvaiciclisti segue di pochi giorni l’annuncio della sperimentazione del limite di 30 km/h all’interno della cerchia dei navigli nel Comune di Milano. Tutto lascia credere che il dibattito in proposito sarà molto acceso e che il Parlamento italiano dovrà presto o tardi schierarsi.

Per seguire la vicenda su twitter, l’hashtag di riferimento è #30eLode

 

———

non fate mancare la vostra aderione……..

buone pedalate mcsavona

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#salvaciclisti

Egregio Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, Prof. Mario Monti,

Abbiamo molto apprezzato la nota con cui Lei il 14 maggio scorso ha dato sostegno alle istanze della campagna #salvaiciclisti sottolineando i vantaggi economici derivanti dall’uso della bicicletta in ambito urbano e definendo la bicicletta come “mezzo di trasporto “intelligente”, sia dal punto di vista dell’impatto ambientale, sia a livello economico, dato che riduce sensibilmente i costi legati alla mobilità urbana, sia, aspetto non meno rilevante, per la salute degli individui.”
Infatti, in questo periodo di crisi economica, per ridurre i costi derivanti dalla mobilità, molte persone fanno sempre più ricorso all’uso della bici, anche per andare al lavoro.

Purtroppo nel nostro Paese coloro che decidono di utilizzare la bici per recarsi al lavoro, si trovano a confrontarsi con una legislazione che, non solo non incentiva, ma addirittura penalizza chi utilizza questo mezzo di trasporto. In Italia, in caso di sinistro durante il percorso casa-lavoro effettuato in bicicletta, l’INAIL riconosce al lavoratore lo status di “infortunio in itinere” “purché avvenga su piste ciclabili o su strade protette; in caso contrario, quando ci si immette in strade aperte al traffico bisognerà verificare se l`utilizzo era davvero necessario” [nota INAIL].
Mentre nel resto d’Europa l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto per recarsi al lavoro è sistematicamente incentivato e promosso, in Italia il lavoratore che decide di spostarsi senza inquinare e senza creare traffico, non solo non riceve alcun incentivo, ma deve farlo a proprio rischio e pericolo e senza tutele.

Allo scopo di mettere fine a questo anacronismo è in corso una campagna promossa dalla Federazione Italiana Amici della Bicicletta (FIAB) che chiede la modifica dell’art. 12 del D.Lgs. 38/2000 e di aggiungere al testo attuale la frase: “L’uso della bicicletta è comunque coperto da assicurazione, anche nel caso di percorsi brevi o di possibile utilizzo del mezzo pubblico”, esattamente come previsto per il lavoratore che si reca al lavoro a piedi.

La proposta della FIAB ha già raccolto oltre diecimila firme e ricevuto parere favorevole da parte di ben tre Regioni, tre Province e sedici Comuni tra cui Milano, Bologna e Venezia che ravvisano grande imbarazzo nel chiedere ai concittadini e ai propri dipendenti di usare la bicicletta senza poter garantire nel contempo adeguate tutele.

Con la presente chiediamo a Lei, al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali e ai Presidenti di Camera e Senato di voler intervenire al più presto per porre fine a questa discriminazione che non ha eguali in Europa e di accogliere questa proposta di modifica legislativa.

Per ulteriori informazioni sul tema dell’infortunio in itinere per il pendolare in bicicletta, Le segnaliamo il sito internet www.bici-initinere.info che è stato predisposto allo scopo di diffondere consapevolezza rispetto a questa campagna.

Confidando in una sua pronta risposta e auspicandoci condivisione nel merito,

cogliamo l’occasione per salutarla cordialmente

 

#salvaiciclisti

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il nuovo codice della strada…

eravamo in attesa del nuovo codice, volevamo un po’ di chiarezza riguardo a casco e punti patente per i cilclisti, aspettavamo novità per la ciclosopravvivenza urbana, roba del tipo scatole di latta a non più di 30 km/h nei centri urbani, ci vedevamo a percorre in contromano i sensi unici senza alcun problema, speravamo in una normativa che ci tutelasse nelle rotonde…

qualcosa è stato chiarito:

  • la decurtazione dei punti patente per i ciclisti in contravvenzione è stata abrogata;
  • il casco non è obbligatorio per minori.

ed ecco arrivare nuovi obblighi:

  • è obbligatorio l’utilizzo del giubbotto ad alta visibilità durante la notte nelle strade extraurbane e nelle gallerie.

questo è +/- tutto quello che ci riguarda. Si potrebbe dire più di qualcosina…….ma per ora è meglio prendere la bici entrare in strada e farsi una pedalata, sempre facendo mooolta attenzione

buone pedalate

mcsavona

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verbale da 150€ e 6 punti patente: ingiusto ecco perchè, e il precedente @ giudice di pace

la “gentile e professionale” partecipazione di un agente delle polizia municipale alla discussione ci ha dato lo spunto per approfondire il fattaccio.

dato il verbale contestato al ciclista, ci teniamo a riportare alcuni articolo del Codice della Strada, relativi al caso specifico, che oltre ad essere sfuggiti ai solerti tutori del traffico, è bene che ognuno di noi ciclisti conosca:

art 41 c.15 CDS
15. In assenza di lanterne semaforiche per i velocipedi, i ciclisti sulle intersezioni semaforizzate devono assumere il comportamento dei pedoni.

art 182 c.4 cds
4. I ciclisti devono condurre il veicolo a mano quando, per le condizioni della circolazione, siano di intralcio o di pericolo per i pedoni. In tal caso sono assimilati ai pedoni e devono usare la comune diligenza e la comune prudenza.

direi che c’è ben poco da aggiungere, ora è da capire se procurava intralcio o pericolo ai pedoni, nel qual caso doveva procedere a mano; sul verbale non si fa nessun riferimento ad un comportamento pericoloso tenuto dal ciclista.
pensandoci un po’ e valutando il traffico di un mercoledì 16 giugno alle ore 12 a savona, scuole ormai chiuse, direi che non ci sarebbe da tirare in ballo neanche l’articolo 377, che recita:

art 377 c.2 CDS
2. Nel caso di attraversamento di carreggiate a traffico particolarmente intenso e, in generale, dove le circostanze lo richiedano, i ciclisti sono tenuti ad attraversare tenendo il veicolo a mano.

il gentile agente inoltre ci spiega nel suo commento: “fosse invece passata sulle strisce pedonali pedalando sarebbe stata solo una sanzione da 23 euro!”. Senza andare troppo lontano rileggiamo, per la seconda volta, perchè nulla ci sfugga

art 182 c.4 cds
4. I ciclisti devono condurre il veicolo a mano quando, per le
condizioni della circolazione, siano di intralcio o di pericolo per i
pedoni. In tal caso sono assimilati ai pedoni e devono usare la comune
diligenza e la comune prudenza.

quindi i 23 € che voi date d’ufficio a chi attraversa la strada sulle strisce in sella alla biga è un altro creativo ed ingiusto modo di far cassa reprimere e non considerare la situazione caso per caso. stiamo messi bene!!!

infine vi riporto notizia di un ricorso presso il Giudice di Pace, per un’analoga contravvenzione, il tutto è successo a Ferrara, e crea un interessante precedente, copio e incollo dal sito cittainbici

“Intanto sulla questione punti patente sono sempre di più i cittadini ciclisti che si rivolgono al giudice di pace per incostituzionalità dell’articolo 219 bis del codice della strada (ritiro, sospensione o revoca del certificato di idoneità alla guida) per la palese violazione del principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione. A Ferrara il giudice di pace Camilla Brini ha accolto il ricorso presentato dall’avvocato Giacomo Forlani, creando di fatto un precedente e spalancando la porta ad altri (tantissimi) ricorsi. Al trentenne ciclista ferrarese che si trovò 6 punti in meno nella patente e 150 euro da pagare è stata riconosciuta l’inapplicabilità della sanzione, anche per quanto riguarda la multa perché i vigili in quel momento si trovavano in una posizione dove sarebbero stati impossibilitati nel vedere la luce del semaforo e conseguentemente individuare il momento esatto del passaggio dal giallo al rosso.”

speriamo che non passi la vogila a nessuno di andare in bici, anzi speriamo con questo di avervi dato qualche elemento in più per conoscere le regole che dobbiamo tener presente quando circoliamo con le nostre beneamate dueruote, ci vediamo giovedì per la massa

mcsavona

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